Condividi:
Dopo tre mesi di silenzio, il medico e ricercatore Reza Djalali è stato trasferito nuovamente nel carcere di Evin, a Teheran. La notizia è stata diffusa dalla famiglia, che da tempo denuncia le gravi condizioni di salute del ricercatore, peggiorate dopo l’infarto che lo aveva colpito in primavera.
Djalali ha vissuto a lungo a Novara, dove ha collaborato con il Crimedim dell’Università del Piemonte Orientale e dove la città gli ha conferito la cittadinanza onoraria. Sul municipio resta esposto lo striscione che ne chiede la liberazione, a sostegno delle campagne promosse anche da Amnesty International.
La vicenda è seguita con attenzione da tutta la comunità novarese, che si sente legata a Djalali per il suo impegno accademico e per gli anni trascorsi in città. L’amministrazione comunale continua a manifestare vicinanza alla famiglia, mentre sul piano internazionale resta alta l’attesa per sviluppi che possano riportarlo alla libertà.